Unica figlia di Corrado, Vincenzina, spesso in viaggio per l’Italia a causa della sua malattia, condivideva con il padre la passione per il bello, l’architettura e i giardini. In particolare riversava i suoi sforzi negli abbellimenti relativi al parco del castello, traendo ispirazione dai luoghi visitati, come nel caso di Villa Pegli di cui non si può ignorare il richiamo con il parco di Donnafugata.
La stessa Vincenzina scrive così al padre: “Ti rimetto una grotta, che deve venire sotto il Mulino a Vento, ma non più a mettà della Montagnola, ma bensì alle falde per formare il ruscello ed anche, se vuole Dio, un laghetto, dove poi potrà venirvi un’isoletta dove, secondo la grandezza, vi si potrà piantare un albero, come le isolette del Tamigi, oppure un getto d’acqua”.
Erano proprio i trattati che circolavano al tempo, i racconti e i viaggi a permettere che i modelli circolassero e venissero riproposti in diversi luoghi, rendendo la rete di contatti quasi una maglia tangibile. Basti pensare all’elemento ricorrente del tempietto circolare visibile al Parco del Castello di Donnafugata come anche alla Villa comunale di Santa Margherita del Belice, alla Villa Pallavicini a Pegli e al Parco dell’Olivuzza presso la casina dei Florio a Palermo.